venerdì 21 ottobre 2016

#MESSICO #VIAGGIAUTORI Y LA SANTA MUERTE

























Oggi voglio presentarvi la Santa Muerte di Fabrizio Lorusso, che ha contribuito con questo articolo alla stesura della guida dei Viaggiautori sul #Messico.
Non aspettate troppo, fate come me, prendete un volo per Città del Messico, scendete alla metro di Tepito, dirigetevi verso Calle Alfareria e visitate l'altare della niña blanca. Intanto se siete curiosi date un'occhiata a cosa ha scritto Fabrizio come contributo alla guida. 

Santa Muerte, Patrona dei Viaggiatori?
di Fabrizio Lorusso

In Messico la morte ha il privilegio d’essere santa, anzi santissima. Infatti, la Santa o Santissima Muerte, conosciuta anche come Flaquita (Magrolina), Niña Blanca o Bonita (Bimba Bianca o Carina) o Huesuda (Ossuta), rappresenta il culto popolare non riconosciuto dalla Chiesa più importante e in rapida crescita dell’America Latina e, forse, del mondo intero. La sua presenza, prima clandestina e marginale, è diventata pubblica e capillare in numerosi centri urbani messicani. La devozione alla Muerte santificata si sta trasformando in un fenomeno endemico, ormai parte integrale del folclore messicano attuale. L’immagine scheletrica con la falce, la bilancia, il saio francescano e la sfera terracquea della tradizione occidentale invade senza tregua gli androni delle case, i bar e i patii, i negozi esoterici e i supermercati discount, le case di ringhiera e i condomini, le serie TV e la cultura pop in genere. Persino i turisti la cercano e non è un azzardo pensare che presto si trasformi anche nella protettrice di viaggiatori e camminanti.Alcune stime parlano di due, cinque o anche 10 milioni di devoti e, se i numeri veri sono difficili da comprovare, basta solcare le viuzze affollate del centro storico di Città del Messico, visitare i mercati popolari come quello di Sonora o della Merced e perdersi nelle zone meno battute dal turismo tradizionale per rendersi conto della presenza capillare della divinità scheletrica. Magari è meglio andarci con qualche locale, ma non posso non raccomandare un percorso mattutino, mai notturno, alla ricerca degli altari della Santa nel cosiddetto Triangolo della Morte di Città del Messico. Dal corridoio esoterico del mercato di Sonora, dove s’accede ai negozi di statue e litografie della Santa, si cammina verso nord lungo l’Eje 1 Oriente fino al mercato della Merced e vie limitrofe, in cui gli altari abbondano, per poi addentrarsi in calle Bravo 35, dove c’è un santuario della Muerte sede della ISCAT (Iglesia Santa Católica Apostólica Tradicional), e infine in via Ferrocarril de Cintura quasi all’angolo con via Alarcón, dove si trova il primo oratorio di doña Blanca e la celebre figura scarnificata di Santa Esperanza. Sempre verso nord su avenida del trabajo sbocca la via Alfarería. Siamo nel cuore del famigerato quartiere di Tepito. La si percorre per due isolati, fino al numero civico 12, dove si può visitare il primo e più visitato altare pubblico della Santa Muerte al mondo, sito sul balconcino esterno della dimora di doña Enriqueta Romero, detta Queta, e sede del rosario che si tiene ogni primo del mese alle 5 del pomeriggio. Per chi ama scoprire le periferie delle periferie consiglio un’escursione domenicale per partecipare alla cerimonia di mezzogiorno presso la Santa Muerte di Tultitlán, nella cintura esterna della capitale messicana conosciuta come Estado de México. Lì la guardiana si chiama Enriqueta Vargas, si prende cura di una statua della morte di 22 metri d’altezza, la maggiore del mondo, e ha elaborato rituali originali, eccentrici e interessanti in onore di suo figlio, Jonathan Legaria Vargas o Padrino Endoque, devoto della Santissima assassinato brutalmente nel 2008.A molti pare macabra e terrificante, la stampa l’ha sempre presentata come un’icona della cultura mafiosa o della narco-cultura, associandola al mondo del crimine organizzato, dei narcos, delle prigioni e delle gang, ma la realtà è un’altra. Sebbene la Santissima sia effettivamente una delle icone privilegiate dalle classi sociali più precarie della popolazione, in un Paese in cui oltre la metà degli abitanti vive sotto la soglia della povertà e lo Stato ha da tempo rinunciato ad assolvere le sue funzioni di tutela economica e sicurezza umana, di certo questi settori sociali non coincidono con l’universo della “criminalità organizzata” o dei “narcos” e, piuttosto, la corrispondenza tra delinquenti, marginali e devoti della Santa Muerte è il prodotto da mistificazioni mediatiche e campagna di discredito orchestrate dalla Chiesa e dallo Stato, istituzioni in declino nell’immaginario e nella realtà quotidiana di milioni di messicani letteralmente abbandonati a se stessi e ai favori dei santi della crisi e delle cause più disperate.






 
 

Nessun commento:

Posta un commento